Angolo delle interviste: Roberto.

Pubblicato da Alberto Avitabile il

Continuiamo con le nostre interviste:

Ciao Roberto, un onore poterti avere in questo spazio; per iniziare una piccola presentazione.

  • Dominante di lungo corso, così come rigger e tanto altro; come hai scoperto il BDSM e te stesso?

L’ho scoperto quasi per caso in un periodo della mia vita dove mi divertivo a realizzare tegole decorate in 3D e più specificamente durante la realizzazione di un gozzo, ossia una barca da pesca, da donare ad un mio carissimo amico appassionato di tali tipi barche e di imbarcazioni a vela in generale.

Da qui l’idea di unire in un’unica tegola le sue due passioni e, pertanto, mi son messo a cercare on line i nodi marinari per poter realizzare, il più realisticamente possibile, la vela che avrei costruito.

Girovagando su internet, alla ricerca di immagini e tutorial, mi sono imbattuto in foto di bondage in stile giapponese ed è stato amore a prima vista.

Dopo essermi documentato meglio sullo stesso e su tutto quello che vi ruotava attorno, ho iniziato a capire meglio me stesso e ho deciso di approfondire il discorso. Per farlo mi sono documentato tantissimo e, subito dopo, mi sono iscritto ad un corso di shibari, iniziando così a frequentare ambienti BDSM che mi hanno portato a conoscere tante persone splendide con le quali sono tutt’ora amico.

  • Citavamo l’essere rigger, tutti gli appassionati della pratica sono concordi nell’affermare che donano sensazioni intense e uniche, così come di non poter fare a meno delle corde; ci racconti gli esordi e qualche episodio che ricordi con particolare piacere?

Come ho appena spiegato, l’esordio si è trattato di una pura coincidenza nella quotidianità della mia vita che mi ha fatto scoprire il bondage prima, il BDSM poi, e quindi il mio lato Dominante.

Un episodio che ricordo con piacere fu proprio durante il corso che frequentavo con una persona a me cara che si prestava a farmi da rope bottom.

Durante una lezione finalizzata a comprendere le emozioni che le corde possono donare, due allievi dovevano legare il proprio bottom nel modo che più preferivano. Al termine dell’esercizio svolto in contemporanea, i due avrebbero ascoltato le impressioni degli altri allievi presenti a tali legature circa le tecniche usate e le emozioni da loro percepite.

Mentre effettuavo la mia legatura, molto tecnica perché il livello era ancora base, la mia bottom mi fece una battuta che suonava più o meno così: “tanto non riuscirai mai ad immobilizzarmi completamente e ad azzittirmi mentre ti prendo in giro!”. Non so ancora oggi spiegare cosa si accese dentro di me in quell’attimo sentendo le sue parole. In quel momento volevo solo dimostrarle chi comandava fra i due, anche se solo per gioco. Non badai più a nessuna tecnica imparata sino a quel momento, non rispettai più nessuna simmetricità delle corde e seguii solo il mio cuore… e lei finì non solo completamente immobilizzata, ma anche con la lingua legata.

Perché lo ricordo? Non solo per il piacere che mi ha donato quel momento, ma anche per i commenti dei presenti su quanto da loro percepito emotivamente, per quello che dissero e come lo dissero. Preferirono tutti guardare me e non l’altro allievo che aveva proseguito nella sua legatura esclusivamente tecnica.

Avevo appena scoperto chi ero realmente e che ero in grado di provare e donare piacere con le corde regalando forti ed intense emozioni non solo alla mia partner, ma anche agli spettatori.

  • Il tuo essere Dominante si è sicuramente evoluto negli anni, in cosa senti di essere cambiato?

All’inizio, data l’inesperienza e a causa delle informazioni che avevo acquisito sino a quel momento, si può dire che ero il classico dominante definito da tutti “stronzo”, quello che, una volta concordate le “regole” con la propria slave non ammetteva i no se il “gioco” rientrava negli accordi. Quello che considerava la slave solo una slave e nient’altro. Mi è capitato di lasciarne molte quando i no immotivati arrivavano a più di uno o assistevo a determinate mancanze.

Poi un giorno conobbi una ragazza molto più giovane di me, agli inizi del suo percorso nel BDSM, che aveva bisogno di una guida seria. Lì capii che molti miei atteggiamenti erano sbagliati, mancavano di elasticità e comprensione. Grazie a lei mi resi conto che la slave in realtà era una donna con la D maiuscola e non un semplice giocattolo. Capii che i ruoli esistono solo nel momento del gioco ma per tutto il resto del tempo è semplicemente una relazione a due, un uomo e una donna che stanno insieme.

Da lì continuò la mia evoluzione sino a quando non conobbi un’altra ragazza; dapprima una semplice amica con cui si parlava di tutto poi pian piano il rapporto evolse sino a diventare ben altro: un rapporto dove non esisteva più il Padrone che dava ordini e la schiava che obbediva ma due persone che si adoravano, non esisteva null’altro solo due persone che erano semplicemente se stesse sempre.

Ed il bello è che quell’essere semplicemente se stessi portava e porta tutt’ora lei ad essere, nei suoi modi di fare, una slave h24 e me il suo centro del mondo. Una relazione che giorno dopo giorno si è sempre evoluta sino ad arrivare alla Cerimonia delle rose ove le ho consegnato il Collare di Appartenenza.

  • Novizie, esperte, brat, switch, con quante di queste sfaccettature del mondo slave hai avuto modo di interagire, cosa ti hanno dato e tolto?

La mia prima esperienza è stata con una donna masochista che ha tirato fuori in me la mia componente sadica poi, nel tempo, non mi son fatto mancare nulla e ho avuto rapporti con tutte le sfaccettature femminili possibili esistenti nel “mondo slave”.

Tutte le esperienze vissute non mi hanno tolto nulla anzi mi hanno sempre arricchito donandomi qualcosa, ogni donna con cui mi sono relazionato non solo mi ha donato sé stessa ma mi ha anche insegnato un qualcosa fosse anche solo la semplice esperienza del rapporto stesso.

  • Tra quelle sopra citate, con quali hai più piacere, confidenza, voglia di avere un ipotetico rapporto?

Non esiste un’interazione preferita rispetto ad altre tipologie o un rapporto migliore rispetto ad un altro, soprattutto in considerazione che non amo cambiare slave come se fossero i miei calzini sporchi, cosa che purtroppo oggigiorno vedo accadere sempre più spesso. Non esiste perché ogni esperienza è un caso a sé, è sempre diversa ed è sempre una novità, una prima volta, è quindi un continuo rimettersi in gioco e ricominciare tutto dall’inizio.

Ma se è vero che preferisco non avere una predilezione specifica per una particolare tipologia di slave, o di rapporto, è altrettanto vero che, cause esperienze pregresse, non amo le ipotetiche ed inutili rotture di scatole che potrebbero derivare dal rapporto stesso per l’eventuale morbosa gelosia che una lei potrebbe manifestare nel tempo nei miei confronti.

  • Capitolo a volte dolente nel mondo slave o cosiddetto tale: le family. Perché spessissimo è aborrito dalle slave e perché non dovrebbe essere così, cosa ne pensi?

Si può dire che in passato le mie esperienze, nella maggior parte dei casi, implicavano l’avere una family. Le family non sono facili da gestire richiedono tantissimo impegno, responsabilità e sacrificio da parte di tutti i membri, ruolo dominante compreso, perché spesso, soprattutto all’inizio, non è facile andare d’accordo.

I membri dovrebbero comprendere che, per farla funzionare, bisogna ragionare come se si fosse un’unica entità, un unico corpo, anche se ognuno con la propria testa e il proprio ruolo.

Le difficoltà sono tantissime sia per il Master che per le slave ed è inutile elencarle visto che sono facilmente intuibili, ma le più pericolose per l’esistenza della family stessa sono le manie di protagonismo e le gelosie, unitamente alle rivalità, che possono nascere fra i membri sottomessi. Ed è qui che si vede la bravura del dominante nel saper evitare che nascano e, se nascono, nel saper ripristinare gli equilibri senza intaccare la stima e la personalità delle persone coinvolte.

Purtroppo, e qui mi riallaccio alla risposta precedente, non è sempre possibile riuscirci soprattutto se si trova la persona già “problematica” di suo.

Perché spessissimo è aborrito dalle slave? Perché la slave è in primis una donna e come tale, spesso, non ama avere “concorrenti” o gareggiare con altre donne per l’uomo dei suoi sogni anche se in teoria non dovrebbe farlo ma, anche e soprattutto, in considerazione delle numerosissime esperienze avute da altre slave ove, il dominante, se tale si può definire in questo caso, dimostrava di avere delle preferenze fra i membri sottomessi della sua family o andava a sminuire uno di loro esaltando le doti di un altro membro.

  • Tralasciando le corde, quali sono le pratiche che più usi e perché?

Non disdegno alcuna pratica motivo per cui, seguendo il mio desiderio, pratico quella che più mi ispira al momento.

  • È risaputo che, specialmente nel BDSM, è vietato spegnere il cervello da ambo le parti. Parlando di questo, fai parte di quelli a cui piace usare questa parte nascosta del corpo, oppure riesci a gratificarti/gratificare solo attraverso le varie pratiche?

In un rapporto BDSM il piacere dei partner deriva non solo dalle sensazioni di estrema intimità che si riescono a creare, ma anche dalla complicità e fiducia che, giorno dopo giorno, cresce sempre più solidamente fra di loro.

Fare BDSM non significa abusare di una persona solo perché ci appartiene o perché è disposta a giocare con noi, significa crescere insieme a lei facendo in modo che possiamo avere sempre più reciproca fiducia e rispetto ma, soprattutto, significa proteggere la cosa più importante che si ha in quel momento ossia quella stessa persona che, fidandosi di noi, ci dona la sua vita ponendocela letteralmente tra le mani.

Sappiamo tutti che l’imprevisto e l’imponderabile sono sempre in agguato nella vita ed è per questo che il cervello del Dominante non può e non deve mai essere spento; ogni cosa deve essere analizzata, valutata e prevista affinché ogni rischio sia ridotto sempre al minimo perché per quanto attenti possiamo stare qualcosa può sempre accadere e bisogna essere subito pronti a fronteggiarla.

Ma non basta limitare tale accensione solo ai momenti di gioco ma va necessariamente estesa anche alla relazione stessa perché bisogna comprendere che il corpo non è l’unica parte che un dominante può ferire più o meno seriamente.

  • Il D/s, essendo verticale, prevede una figura che traccia il solco, Dom e una che segue, slave; ritieni di essere tra coloro che seguono la propria strada senza voltarsi indietro o tra quelli che attraverso il dialogo, l’indirizzamento “dolce” si fa seguire. Un Dom autorevole oppure autoritario? Una risposta non scontata… please!

Una relazione BDSM, secondo me, non è fatta assolutamente di sole pratiche né da soli ruoli ma è fatta da persone che vivono un aspetto di sé stessi in piena libertà e senza alcun timore di essere giudicati dall’altro.

Una relazione però è anche fatta da un insieme di regole e norme di comportamento, valide per entrambi i partner, e impostate ancor prima che quella relazione stessa inizi, che definiscono una certa stabilità al rapporto oltre ad assicurare anche una reciproca soddisfazione. Mantenere però una rigidità di quelle stesse regole equivarrebbe ad un voler immobilizzare il rapporto stesso, poiché resterebbe troppo vincolato ad esse e non sarebbe in grado di evolvere nel tempo.

Le regole vanno bene all’inizio poi, man mano che si cresce insieme, non hanno più senso poiché dovrebbero divenire “cose” spontanee e di facile intuizione.

Quando durante una chiacchierata affronto questo argomento uso sempre l’esempio di un lavoratore dipendente… le cose gli vanno spiegate solo all’inizio della sua carriera poi deve essere lui in grado di adempiere autonomamente ai suoi vari compiti …  ma di riflesso il datore di lavoro non deve mai dimenticare la sua responsabilità, la sua correttezza e gli impegni da lui assunti. Lo stesso discorso è applicabile per le relazioni Ds  

Una coppia Ds quando nasce è come un bambino venuto da poco al mondo che cresce all’interno della sua famiglia dove le reciproche emozioni e attenzioni fortificano e sviluppano il rapporto fra i membri: insieme ci si conosce, ci si frequenta, ci si piace e si cresce insieme percorrendo un cammino di vita che porta alla fusione totale dei due partner: dal nascere (la conoscenza) al gattonare (l’approfondimento di quella conoscenza), dai primi passi ( l’esplorarsi l’un l’altro) al saper camminare (la nascita della coppia), camminare per poter poi correre insieme (il consolidamento del rapporto) sino al “saper volare” come un’unica entità (la collarizzazione) nell’infinito delle sensazioni che solo questo genere di rapporto sa donare

Essendo quindi una relazione Ds fatta da persone, da crescita continua, da momenti d’intimità, da reciproco rispetto e fiducia, da tantissima complicità e un’infinità di altre cose, potrebbe mai la relazione stessa tollerare un dominante autoritario? No!

Chi come me cerca tutti questi aspetti in una relazione sa benissimo che un Dominante deve essere autorevole e mai autoritario perché quest’ultimo, secondo me, tutto è tranne che un Dominante.

  • Sempre in un ipotetico rapporto, cosa può portati a pensare “questa potrebbe essere la mia possibile schiava”?

Il conoscere davvero quella persona e capire se sono in totale sintonia con lei.

E per conoscere non intendo il farci un paio di chiacchierate in una chat ma una vera e propria profonda conoscenza frutto anche di tantissime chiacchierate, in cui ci si ascolta realmente, e di tanti incontri.

Conoscere una persona è un percorso lungo che richiede molto tempo, curiosità, voglia di spendersi, di ascoltare, di raccontarsi.

Conoscere significa essere se stessi e condividere con quella persona esperienze, emozioni, pensieri, gioie e dolori. Significa entrare in sintonia con lei in modo che si possa davvero imparare qualcosa l’uno dall’altro. Significa vedere come si comporta con gli altri, come li percepisce, cosa racconta di loro e cosa fa per loro. Significa tutto questo e tanto tanto altro.

  • Come accennato nelle precedenti interviste, si stanno pian, piano, perdendo quelle che erano le linee guida, non scritte, del “vecchio” BDSM. Giusto per esemplificarne qualcuna: la schiava sceglie il proprio Dominante e lo stesso valuta se accettarla o meno, l’uso corretto dei collari, i protocolli, ecc. Ritieni sia il normale evolversi delle cose, oppure ritieni siano deviazioni da guardare con sospetto se non, addirittura con disprezzo; sei da “old school o da “nuovo corso”?

Domanda interessante che richiederebbe una risposta molto lunga e articolata …

Diciamo solo che ho una visione del BDSM che si ispira molto hai valori dell’old school, se così si può definire, visto che il concetto stesso del termine, racchiudendo un insieme di cose, è sempre in costante evoluzione.  

Il BDSM fondamentalmente è comunità quindi è cultura, è studio, conoscenza, esperienza, confronto continuo, è pratica ma è anche disciplina e, secondo me, anche valori e simbolismi.

Pertanto in un mix così vasto non si può pensare che esista un’unica visione idonea a soddisfare tutti i membri della comunità internazionale, poiché ognuno di noi ha la sua particolare visione e il suo modo di pensare, oltre al suo proprio modo di essere che lo rende unico. Ma di riflesso non si può neanche pensare che basti vedere un film porno, leggere dei libri o mettersi un titolo davanti al nome in una chat per dichiararsi membro della comunità e praticare BDSM.

Quindi, da una parte, ritengo normale che il BDSM sia in costante evoluzione, dall’altra ritengo pure che determinate cose, che possiamo anche facilmente definire deviazioni, siano frutto del menefreghismo, della cosciente e voluta ignoranza della materia, dell’ottica del rapporto sessuale facile, del consumismo sessuale dove tutto si può comprare. Credo che questi aspetti siano assolutamente da guardare con disprezzo e da bandire dalla comunità perché molte di essi, ad esempio, sono frutto d’istinti incoscienti e possono risultare estremamente pericolosi, soprattutto per i membri novizi.

  • Tralasciando i momenti di gioco di coppia, credi siano educative le punizioni e fino a quale punto, ne fai uso oppure no?

Risponderò alla domanda facendo dapprima una piccola premessa con un passo di un mio articolo, dal titolo Punire o correggere, che vi invito a leggere su questo sito.

“La formazione, e quindi la disciplina, è un insegnamento trasmesso dal Dominante alla sottomessa, il cui scopo è quello di sviluppare le sue abilità, migliorare i suoi comportamenti, adeguarla alle sue preferenze e migliorarla fisicamente e moralmente affinché sia in grado di raggiungere facilmente i propri obiettivi personali, quindi, di conseguenza, va a scoraggiare tutti quei comportamenti, compresi i modi di pensare e agire, non ritenuti dallo stesso idonei.

Partendo quindi dal presupposto che la formazione è impartita dal dominante, quando la sottomessa commette un errore, escludendo i casi di dominazione dal basso, la responsabilità principale dell’errore stesso è quasi sempre in capo al dominante e non alla sottomessa perché o non è stato in grado di far comprendere bene quella determinata regola imposta, o perché quell’errore potrebbe essere in realtà l’espressione di un disagio avvertito o di un altro malessere che lui non è stato in grado di percepire.”

“Quindi prima d’intervenire, un dominante dovrebbe porsi in maniera obiettiva alcune domande e capire perché sia accaduto, dovrebbe chiedersi se c’è stato un errore di comunicazione da parte sua, o se l’istruzione impartita fosse incompleta, se ha dato per scontato qualcosa che in realtà non lo era oppure se le sue aspettative fossero troppo alte e così via.

Qualora non trovi risposta alle sue domande, entra in campo anche la responsabilità della sottomessa: perché lei non è intervenuta per far presente un eventuale problematica? Le risposte potrebbero essere molteplici ma, in ogni caso, la responsabilità diventa reciproca per cui non può essere imputata solo alla sottomessa e scaricare cosi su di lei anche le proprie responsabilità.

Lei diventa l’unica responsabile, solo ed esclusivamente in caso di disobbedienza o mancanza di rispetto. Ed è solo in questi due casi che commette degli errori; negli altri casi sono sempre e solo degli sbagli.”

Quindi rispondendo alla domanda non credo assolutamente che le punizioni siano educative perché il doverle usare è sempre sinonimo del fallimento del Dominante e fortunatamente sinora non ne ho mai fatto uso.

  • Capitolo protocolli: basso, medio, alto e altissimo; ormai vengono visti quasi come un retaggio cavernicolo, da BDSMers rinchiusi nei loro castelli dorati e impossibili, relegandoli a quasi barzelletta contemporanea. Il Roberto pensiero?

Io amo i rituali e amo i Protocolli per cui nelle mie relazioni sono previsti e concordati sin dalle prime battute, ogni cosa nel mio BDSM ha il suo tempo, il suo spazio e i suoi modi di essere, ma amo anche la spontaneità del rapporto stesso ove io e lei siamo e restiamo due persone che stanno insieme e che vivono il loro rapporto di coppia nella semplicità dei loro sentimenti e nella certezza di essere solo se stessi sempre e ovunque.

Riuscire a fondere insieme questi due aspetti e passare spontaneamente da una modalità all’altra, con la massima naturalezza possibile e dimenticandosi dei ruoli, è la cosa più bella che possa esserci.

Motivo per cui, a chi la pensa diversamente da me, rispondo semplicemente YKINMKBYKIOK, ossia Your Kink Is Not My Kink But Your Kink Is Okay, il tuo kink non è il mio kink, ma il tuo kink è ok.

  • Ci hanno definito in tutti i modi possibili: perversi, pervertiti, parafiliaci, malati, da rinchiudere e altri “simpatici” aggettivi; è mai possibile che per sdoganare il BDSM sia servita una favoletta da pochi soldi e molti incassi come le 50 sfumature?

Anche se la saga erotica Cinquanta Sfumature verte sul tema B.D.S.M., in realtà offre una descrizione superficiale dello stesso, trascurando le regole che lo rendono sicuro e piacevole per entrambi i partner e rilanciando anche l’errata equivalenza fra B.D.S.M. e malattia, annullando cosi di fatto, decenni di attivismo e divulgazione. Nel contempo, però, ha avuto la capacità di far conoscere ad una moltitudine di persone questa sessualità alternativa permettendo non solo di parlarne liberamente ma anche di informarsi sulla stessa.

Lo sdoganamento però è avvenuto non per merito di quanto raccontato dall’autrice nei libri, ma grazie al lavoro di marketing fatto per diffonderli e grazie ai nuovi mezzi di comunicazione disponibili, cosa questa che, in un momento storico ormai inesorabilmente mutato rispetto al passato, ha dato maggior visibilità al BDSM.

  • Continuando nel solco della saga: quanto male ha fatto, se ne ha fatto, la citata saga, al mondo BDSM, portandolo alla luce del sole del grande pubblico? Forse era meglio lasciarlo dov’era oppure è giusto così?

Se da un lato la diffusione per il lancio della saga erotica Cinquanta Sfumature ha reso il BDSM sempre più ampiamente accettato e di facile accesso, dall’altro, però, lo ha anche trasformato non solo in un fenomeno letterario e cinematografico ma soprattutto in un elemento di moda che, purtroppo, involontariamente si presta a facili strumentalizzazioni, vedasi ad esempio, tanto per citarne alcuni, coloro che utopisticamente pensano di poter utilizzare questa sessualità per poter avere rapporti sessuali facili o i numerosi influencer che sfruttano il trend BDSM per accaparrarsi follower o, ancora, le cosiddette moneymiss che lo usano esclusivamente per procacciarsi clienti.

Quindi, anche se ha sicuramente avuto il merito di aver favorito la diffusione e l’accettazione di questa sessualità alternativa, dando modo a molte persone di scoprire e avvicinare il mondo del BDSM, ha anche la colpa di aver creato un qualcosa che richiama il BDSM ma che di fatto non è BDSM, come anche tantissimi contenuti presenti in rete che, seppur utilizzano riferimenti all’ormai sdoganato mondo BDSM, di fatto non ne hanno nulla a che fare.

  • Mi rendo conto di dilungarmi molto, ma conoscendoti e conoscendo la tua apertura mentale, non posso non approfittarne; in una recente intervista sul cosiddetto BDSM 2.0 hai avuto modo di ribadire con forza alcuni concetti sul fenomeno moneymiss/prodomming. Ti andrebbe di ribadirli ancora una volta?

Come detto durante quell’intervista fattami dal quotidiano il Giornale.it una Professional Dominatrix è una donna che esercita professionalmente il ruolo di Mistress in cambio di denaro, ruolo che, se svolto seriamente, è più vicino a quello di una psicoterapeuta che di una prostituta, visto che di norma non sono previsti contatti sessuali.

Il problema vero però sorge in quel citato “se svolto seriamente” … 

Vedendo i siti della maggior parte delle Prodomme italiane e gli annunci da esse pubblicati ci si rende facilmente conto che poche di loro escludono gli atti sessuali. Di conseguenza quindi non si dovrebbe più parlare di Professional Dominatrix ma solo e semplicemente di una prestazione sessuale erogata in cambio di denaro… ma come detto nelle risposte precedenti il trend BDSM tira.

Una Moneymiss, invece, è una figura difficile da inquadrare perché molte ragazze, improvvisandosi e sfruttando le basi del Findom per avere un facile guadagno, sono diventate pseudo dominatrici finanziarie. Di riflesso gli pseudo slave pagano per le prestazioni desiderate senza alcun altro impegno.

Questa cosa è resa molto facile dalle numerosissime piattaforme online, che gli consentono non solo di farsi pubblicità e avere maggiori possibilità di venire a contatto con svariati feticismi e gusti sessuali ma anche di “procacciarsi” facilmente dei clienti.

Molte di loro poi, oltre a dichiararsi dominatrici virtuali, per poter meglio incrementare le entrate, vendono anche indumenti intimi, foto e molto altro.

Anche questa tipologia d’interazione tutto può essere tranne che BDSM, in quanto scevra da veri coinvolgimenti emotivi e priva anche di un vero e proprio scambio di potere tra parte dominante e sottomessa, come invece accade nel Findom da loro tanto sfruttato e vantato.

È tutta finzione e semplice mercificazione di reciproci bisogni: piacere da un lato denaro dall’altro.

  • Ci sono ancora molte cose che vorrei portare all’attenzione del lettore e che ti riguardano ma, a malincuore, devo avviarmi alla conclusione; un tuo libero pensiero sulla fenomenologia attuale del BDSM e relative prospettive future.

Non è mistero che la tecnologia e l’accesso a internet hanno profondamente cambiato in pochissimi decenni il modo di pensare e di vivere tantissimi aspetti della quotidianità e tra questi anche alcune forme di sessualità tra cui il BDSM.

Nel BDSM principalmente esistono due ruoli fondamentali, una parte dominante e una parte sottomessa dove, ognuna delle due, per quanto di propria competenza, ha funzioni, responsabilità e obblighi ben precisi. Esistono poi regole, compiti e modalità d’interazione prestabilite, servono conoscenze tecniche e competenze specifiche, nulla è lasciato al caso o improvvisato al momento, come invece accade quasi sempre sulle piattaforme social di interazione.

Il nuovo BDSM, quello accennato precedentemente, è basato sul consumismo virtuale. Né la parte pseudo dominante, né quella pseudo slave, perde tempo a cercare di costruire un rapporto fatto di conoscenza e fiducia, tutto è basato sulla soddisfazione immediata del reciproco bisogno.

Lo schiavo virtuale, in base alle proprie possibilità finanziare, è libero non solo di poter scegliere da chi acquistare e quando acquistare, ma sceglie anche cosa acquistare, riuscendo così a soddisfare le sue fantasie del momento semplicemente richiedendole, in modo diretto, alla Moneymiss di turno; quest’ultima, d’altronde, non gioca per il piacere di farlo ma perché retribuita, per cui non ha alcun problema a soddisfare le richieste ricevute perchè l’importante è essere pagata.

Ma, come detto in quell’intervista, siamo sicuri che nei kink rientrino anche le attività di compravendita e i rapporti trasformati in transazioni economiche? Io non lo credo proprio!

 Purtroppo, è molto probabile che questa modalità d’interazione, in un prossimo futuro, si trasformerà da business che sfrutta il trend del momento, a una sorta di BDSM 2.0 perché, per molti, rappresenterà il primo e l’unico modo di approcciarsi a questo mondo. Se questo modo rappresenterà poi il primo approccio per tanti, è possibile che nel tempo ne cambi la percezione e l’idea. In questo senso sicuramente gioca un ruolo fondamentale anche l’aspetto generazionale.

C’è da chiedersi però se questo BDSM 2.0 sarà un’evoluzione o involuzione del BDSM che conosciamo oggi …

Grazie del tuo tempo Roberto!