Aborto

Pubblicato da Orizzonti Sconosciuti il

 

Aborto Sessilario AbortoInterruzione della gravidanza che si verifica entro i primi 3 mesi dalla data dell’ultima mestruazione.

Può essere spontaneo o indotto volontariamente.

Aborto spontaneo

Si parla di aborto spontaneo, quando l’interruzione avviene spontaneamente entro 180 giorni dalla data di inizio dell’ultimo flusso mestruale.

L’aborto spontaneo generalmente avviene durante il primo trimestre di gravidanza.

Aborto volontario

Il 22 maggio 1978 in Italia veniva approvata la legge 194 che legalizzava l’aborto volontario. Da quel giorno migliaia di donne in Italia poterono abortire legalmente, non ricorrendo a pericolose pratiche clandestine.

La legge, dal titolo “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, ha decriminalizzato e disciplinato l’accesso all’aborto.

Prima di allora infatti, l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG), in qualsiasi sua forma, era considerata dal codice penale italiano un reato e le donne erano costrette a trovare da sole una soluzione. Quelle con maggiori possibilità economiche, si rivolgevano ai medici cosiddetti “cucchiai d’oro”, che facevano pagare esorbitanti parcelle cliniche per l’intervento, oppure si rivolgevano a cliniche oltre confine. Le meno abbienti si rivolgevano invece alle cosiddette “mammane” o, a volte ricorrevano da sole a pratiche pericolose (tipo i ferri da calza) che il più delle volte portavano a complicanze successive e/o alla morte.

La legge 194 dalla sua origine consente alla donna, di ricorrere alla IVG in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza), nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica.

Una donna può effettuare un’interruzione volontaria di gravidanza in una struttura pubblica entro i primi 90 giorni e, se è un aborto terapeutico, entro il secondo trimestre.

Dopo il colloquio, il medico rilascerà un certificato e ci sarà una pausa di riflessione di sette giorni, proprio per consentire alla donna un eventuale ripensamento. Se si è minorenni invece bisogna essere accompagnati da un genitore, oppure nel caso in cui non ci siano i genitori o non li si voglia informare, è l’assistente sociale che si rivolgerà al giudice dei minori, per far sì che quest’ultimo rilasci un’autorizzazione all’aborto.

Nel caso in cui il medico attesti l’urgenza dell’aborto, la pausa dei 7 giorni non è più obbligatoria.

I metodi per procedere con l’aborto sono due: tramite intervento in una struttura pubblica, o con la pillola RU-486, un trattamento non invasivo che prevede, tramite l’assunzione della pillola e la reazione chimica ad essa dovuta, il distacco del feto dall’utero.

L’IVG chirurgica, chiamata anche IVG per aspirazione, si esegue in una struttura ospedaliera, pubblica o privata. Dura circa quindici minuti e la maggior parte delle volte ha bisogno solo di qualche ora di ricovero.

Per quanto riguarda invece l’IVG farmacologica, si ricorre all’uso della pillola RU-486, comunemente detta pillola abortiva, il cui principio attivo è il mifepristone, una sostanza in grado di indurre chimicamente il distacco del feto dall’utero materno grazie alla combinazione con il Gemeprost (classificato come prostaglandina) che fa espellere dal corpo il feto.

Secondo la legge l’interruzione di gravidanza si pratica anche dopo il decorrere dei novanta giorni in due casi specifici: quando la gravidanza e il parto comportano un grave pericolo per la vita della donna o quando sono presenti processi patologici, compresi quelli relativi a malformazioni o malattie del nascituro, che determinano un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.

Se l’Ivg entro i primi 3 mesi può essere effettuata in regime di day hospital, quella terapeutica ha bisogno del ricovero ospedaliero e della presenza di medici non obiettori strutturati.

Dopo un aborto, i metodi contraccettivi a disposizione, salvo controindicazioni di ordine generale, possono essere tutti utilmente praticati.

Sebbene la legge 194 risulti essere una delle migliori concepite la sua applicazione non è sempre semplice e presenta notevoli problemi perché, nella pratica, spesso le donne hanno grandi difficoltà a reperire i medici che l’applicano a causa dell’enorme crescita degli obiettori di coscienza: oggi i ginecologi che si rifiutano di praticare interruzioni di gravidanza sono circa il 71% ovvero solo tre ginecologi su 10 sono disponibili.