Acting-Out
L'acting-out, o agito, in psicoanalisi è considerato come un’azione che permette di scaricare velocemente una tensione interiore, che il soggetto percepisce come insopportabile e causata da un evento esterno.
Rappresenta quindi l’insieme di azioni (il “passaggio all’atto”), aggressive e impulsive, utilizzate dall’individuo per esprimere vissuti conflittuali e inesprimibili attraverso la parola e comunicabili solo attraverso l’agito, in maniera incurante delle conseguenze negative delle proprie azioni.
Esempi di acting out sono gli atti violenti quali il rompere o lanciare oggetti, l’attacco fisico verso qualcuno o qualcosa, il suicidio, l’autolesionismo (tagliarsi, piantarsi oggetti nella carne, strapparsi i capelli), oppure manifestare condotte anoressiche o ancora i furti improvvisi, le menzogne o i rapporti sessuali occasionali, lo scopo di queste azioni è quello di gestire un conflitto emotivo non risolto.
L'acting out viene considerato quindi come una modalità non consona di scaricare una tensione emotiva; tensione in realtà dovuta ad un conflitto interno ma che la persona interpreta, comportandosi di conseguenza, come se fosse causata da qualcosa di reale e attuale.
In alcuni soggetti esso si presenta come il tratto dominante della personalità e contraddistingue il modo di relazionarsi agli altri.
Il termine venne usato la prima volta da Freud nel 1914 per indicare “comportamenti ripetitivi o non che venivano emessi dai pazienti al di fuori delle sedute terapeutiche”.
Jacques Lacan, psichiatra e psicoanalista francese, dagli inizi degli anni ’50, invece, dopo l’osservazione di due casi clinici di Freud: “Dora” e “Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile”, descrive tale meccanismo di difesa come un colpo di follia messo in atto dal soggetto, in maniera inconsapevole per attenuare un’angoscia incompresa e indecifrabile.
P. Blos, in un articolo del 1957, parlando di “delinquenza femminile” introduce il termine di “acting-out sessuale” indicando con ciò una sessualità agita con vari partner senza alcuna vera connotazione di carattere affettivo.
In un altro scritto definisce l’acting-out un regolatore della tensione, questo meccanismo protegge l’organismo dall’angoscia intrapsichica spostando il conflitto tra l’Io e il mondo esterno. La tensione conflittuale non viene elaborata psichicamente e tradotta in termini simbolici ma scaricata coattivamente con l’azione. In questo senso l’acting-out è una forma di negazione tramite l’azione.