Affermazione di genere

Pubblicato da Orizzonti Sconosciuti il

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Quando un bambino nasce, in base ai suoi organi genitali esterni, gli viene assegnato un “sesso”: maschio (M) se ha pene e testicoli, femmina (F) se ha la vulva.

Un tempo con il termine “sesso”, oltre alla forma anatomica del corpo, si indicava anche le caratteristiche della persona attinenti al suo comportamento. Poi, a partire dalla metà del secolo scorso, la ricerca psichiatrica, sociologica e antropologica ha cominciato a usare il termine “genere” per distinguere i due aspetti.

Oggi con la parola “sesso” ci si riferisce esclusivamente all’anatomia di una persona, mentre con il termine “genere” si indica non solo la percezione che ciascuno ha di sé in quanto maschio o femmina, ossia l’“identità di genere”, ma anche il sistema socialmente costruito intorno a quelle stesse identità, cioè il “ruolo di genere”.

Tutti nascono quindi con l’attribuzione di un “sesso” ma, poi, alcune persone, durante la crescita, vivono una condizione di discontinuità tra sesso e identità di genere, cosa questa che le porta a compiere una serie di scelte, definite “espressioni di genere”, volte a valorizzare il proprio sentimento personale di “genere”.

L’insieme di queste scelte costituisce il “percorso di transizione” che accompagna queste persone in un cammino di “affermazione di genere”, attraverso vari passaggi che non sono né consequenziali né uguali per tutti e che vanno dal semplice coming out a cambiamenti esteriori (quali ad esempio l’abbigliamento, il taglio di capelli, il comportamento, la voce), dal cambio anagrafico del nome alla necessità di un supporto psicologico, sino al “trattamento di affermazione di genere” ossia le terapie ormonali e/o chirurgiche necessarie per adattare il corpo all’identità di genere affinché si possa giungere alla definitiva “affermazione dell’identità di genere”.

Per molte di queste persone, invece, piuttosto che al termine della transizione da un’identità di genere ad un’altra, la propria “affermazione di genere” avviene nel momento del coming out ove, dichiarando esplicitamente il proprio orientamento sessuale, confermano il genere a cui sono sempre appartenute.

Queste persone, di norma, preferiscono essere chiamate “femmine affermate” (o solo “femmine”) e “maschi affermati” (o solo “maschi”) piuttosto che “transgender” o “transessuali” poiché, per loro, il prefisso “trans” suggerirebbe un cambiamento piuttosto che un’accettazione della loro vera identità di genere.

Teoria questa coerente con il concetto secondo il quale le persone non hanno bisogno di sottoporsi ad alcun tipo di intervento chirurgico per affermare il loro genere.