Ago
Nelle pratiche SM l’uso degli aghi è abbastanza frequente, soprattutto in quelle clinical.
Molti definiscono questa pratica “cruenta” ed è portata come esempio di un SM hard in contrapposizione ad un SM soft e raffinato.
Gli aghi comunemente usati sono quelli monouso, per iniezioni intramuscolari o sottocutanee, ma vengono usati anche aghi a farfalla, per aspirazione, per agopuntura, per suture.
Gli aghi per iniezione o per insulina sono molto indicati e si comprano in farmacia senza la siringa a costi veramente irrisori.
Le siringhe per iniettare insulina hanno aghi molto corti e non rimovibili mentre gli aghi monouso sono in acciaio inox, lubrificati, con punta generalmente a triplice affilatura e cono plastico colorato. Questo colore varia in base alla misura dell’ago. L’unità di misura per gli aghi è il Gauge (G.). All’aumento del numero di Gauge diminuisce il diametro dell’ago.
Gli aghi vanno posti o perpendicolarmente alla carne (ossia come una normale iniezione intramuscolare sulle parti carnose tipo natiche, seno, capezzolo), ma questo comporta il fatto di creare “un ponte” fra l’ambiente esterno e l’interno del corpo, oppure trasversalmente, come un’iniezione sottocutanea, prendendo con due dita della stessa mano un lembo di pelle e con l’altra si fa trapassare l’ago.
Il dolore provato dal sub è istantaneo e meno intenso di quanto si possa immaginare.
Come norma precauzionale generale bisogna evitare giochi con l’ago su persone in terapia anticoagulante e/o in quelle che hanno alterazioni della coagulazione. Bisogna poi fare attenzione ad evitare parti molto dense di piccole vene e tutte quelle zone dove ci sono molte ghiandole (collo, ascelle, ecc.).
L’inserzione di un ago è considerata di per sé una manovra sterile, bisogna quindi fare molta attenzione a non contaminarlo in alcuna maniera. Vanno sempre usati i guanti monouso durante la manipolazione poiché non bisogna mai toccare l’ago vero e proprio con le dita, ma bisogna afferrarlo sempre per il cono di plastica. Inoltre non bisogna mai utilizzare un ago se è stato toccato, se è caduto a terra o se è venuto a contatto con altri oggetti.
La parte cutanea trattata va sempre disinfettata sia prima dell’introduzione sia dopo l’estrazione con prodotti specifici o comunque disinfettanti del tipo di quelli indicati anche per ferite e non solo per quelli usati su cute integra.
È da tener presente che, al momento dell’estrazione, se chi ha introdotto l’ago ha poca esperienza, può uscire anche qualche goccia di sangue.
Quando sono estratti, è norma inderogabile rimetterli di nuovo nel loro astuccio per compiere un sicuro smaltimento in un qualsiasi sacchetto della spazzatura. Se non si trova più il suo contenitore di plastica bisogna agire in questo modo aprire una siringa estraendo lo stantuffo, infilare l’ago al suo interno, reinserire nuovamente lo stantuffo e premere fino ad ottenere una leggera deformazione dell’ago. In mancanza anche di una siringa i metodi alternativi sono quelli di infilare gli aghi in candele, tappi di sughero, palline antistress, mele, ecc. in modo che possano essere buttati senza alcun rischio di lesione per alcuno.
Bisogna soprattutto prestare la massima attenzione nel momento di riporre l’ago nel suo astuccio poiché è facile che nella fretta e noiosità dell’operazione, anche per via dei guanti che ancora s’indossano, non si riesca a introdurre l’ago e ci si punga involontariamente un dito rischiando così di contrarre qualche infezione.
Gli aghi sono utilizzati anche per la pratica dell’ago caldo che consiste nel riscaldare per qualche secondo sopra una fiammella (ad esempio quella di un accendino) la punta di un ago senza farlo diventare incandescente per poi strisciarla sulla parte del corpo del sub prescelta per questo supplizio. L’ago riscaldato non va assolutamente infilato, ma solo strisciato per qualche secondo sulla pelle. Le zone ideali per questo gioco sono i capezzoli, la pelle dello scroto, il perineo, le zone perianali e la pelle di lato alle grandi labbra.
Il dolore è acuto e immediatamente avvertibile, poi tende a scomparire per ricomparire, con più o meno forte fastidio, dopo una decina di minuti proseguendo cosi anche per alcune ore. Quest’ultimo è lo scopo primario della tortura dell’ago caldo.
È raccomandato vivamente di fare su sé stessi qualche prova per capire bene il meccanismo e quanto tempo bisogna tenerlo a riscaldare sulla fiamma.