Cagna
L’epiteto “cagna” in riferimento alla donna è ricorrente già nel mondo classico. In Grecia, le donne venivano associate ai cani per via della posizione marginale che avevano nella società. Soprattutto in riferimento alle adultere: il tradimento femminile era particolarmente inaccettabile perché le donne dovevano essere fedeli come i cani, ma dall’altra parte era insita nella natura “animalesca” essere indomabili. Ci si dovrebbe poter fidare, ma a volte non si può. Efesto nell’Odissea scopre sua moglie Afrodite a letto con Ares e la definisce kynopidos kour, ragazza-dalla-faccia-di-cane.
L’immagine animalesca nell’offesa al femminile non è nuova. Era presente, in origine, anche nel termine “troia”, che letteralmente sarebbe la scrofa. Secondo alcuni, la parola deriverebbe dal porcus troianus, un maiale ripieno di cacciagione che ricordava ai romani il cavallo di Troia, colmo di uomini al suo interno.
Al giorno d’oggi invece l’espressione cagna viene usata in diverse situazioni a seconda del contesto ma generalmente si è trasformata da insulto dispregiativo verso donne di facili costumi, discinte e superficiali sotto la sfera sessuale, a “satira tagliente” utilizzata in modo scherzoso tra amiche e amici ma, volendo trovare a tutti i costi invece un sinonimo della parola cagna, così come veniva inteso in passato, possiamo tradurla in puttana, troia o mignotta.
Il termine cagna viene usato anche in ambito BDSM nelle pratiche di umiliazione dove il termine diventa un appellativo che fa parte di un linguaggio volutamente volgare per accrescere l’umiliazione della schiava ma, può indicare anche un particolare tipo di schiava: la schiava-cagna con riferimento alle relazioni pet play dove il soggetto sottomesso assume il ruolo di pet, animale domestico, ed è orgoglioso di esserlo anzi si sentirebbe sminuito se venisse trattato come un semplice schiavo.