Ebi Shibari
Legatura del “Granchio” o del “Gambero”, è una delle più antiche legature del kinbaku tradizionale, il cui nome, talvolta viene abbreviato anche in ebi-bari.
Il nome deriva da “ebi”, gambero, poiché, la forma curva del corpo ripiegato su sé stesso, ricorda, per associazione, quella di un gamberetto e, “shibari” che, tradotto, significa intrecciare o avvolgere, inteso però come l’azione di legare qualcuno.
L’ebi shibari consiste nel legare le gambe del soggetto in posizione agura, che significa sedersi per terra a gambe incrociate, facendo poi flettere il busto in avanti e andandogli a legare la parte superiore del corpo il più vicino possibile alle gambe, in maniera tale da rendere la posizione scomoda e la respirazione difficoltosa.
Un’antica tortura (ebizeme), esistente in Giappone nel periodo Edo e illustrata e descritta in molti manuali e opere d’arte, è la fonte d’ispirazione di questa legatura. La tortura in sé non era dolorosa per il soggetto legato ma, venendo protratta per giorni, faceva perdere sensibilità alle gambe e rendeva sempre più difficoltosa la sua respirazione inoltre, gli provocava dolori insopportabili alla schiena.
Questa legatura quindi, può essere molto impegnativa dal punto di vista fisico anche nel bondage poiché, comprimendo l’addome del rope bottom, gli si rende, man mano che il tempo passa, sempre più difficile la respirazione. Inoltre, la prolungata e forte pressione delle corde, esercitata nella parte posteriore del collo, potrebbe causare problemi ai nervi, ai vasi sanguigni e alla colonna vertebrale.