Nagaika

Pubblicato da Orizzonti Sconosciuti il

Nagaika Sessilario NagaikaLa Nagaika, (in russo nagájka e in inglese nagayka) è una frusta usata dai cosacchi originaria del popolo Nogai, da cui il nome nogajka o frusta di Nogai. La nagaika, in russo, è anche detta kamcha, dalla parola turca kamci che significa frusta.

È una frusta piuttosto tozza, lunga circa 50-60 cm., formata da un manico rivestito in cuoio oppure a vista, in legno o in osso, con una coda di cuoio intrecciato. Spesso presenta un laccio per il polso.

In alcuni modelli, la coda è fissata al manico con una giuntura snodata (frusta a due pezzi) mentre, in altri, è la naturale prosecuzione del manico (frusta a pezzo unico). La parte terminale, a volte sfrangiata, è spesso un elemento triangolare che dà più inerzia alla coda.

 

La nagaika era tradizionalmente usata dai cosacchi russi per incitare e guidare il cavallo, ma, alcune varianti, erano rese ancor più micidiali dall’avere la punta appesantita che, nelle versioni più severe, avevano il peso in metallo per difendersi dai lupi, in questo caso la frusta era detta volkoboy, uccisore di lupi, oppure avevano un coltello nascosto nel manico che veniva utilizzato durante i combattimenti corpo a corpo e nella caccia al lupo per poter uccidere l’animale.

Anche se in passato la nagaika era stata concepita principalmente per condurre i cavalli, allo stesso tempo era però noto a tutti che veniva usata, e viene tutt’ora usata, anche contro le persone disarmate, sia per le punizioni corporali che per disperdere i manifestanti e ripristinare l’ordine pubblico, come è accaduto ad esempio durante la rivoluzione russa dove, i cosacchi, armati di nagajka, divennero addirittura il simbolo dell’oppressione zarista. 

Nel 2014 invece, durante le Olimpiadi invernali di Sochi, venne utilizzata contro le Pussy Riot, un collettivo punk rock russo femminista, politicamente impegnato per lo sviluppo della democrazia in Russia e in altre parti del mondo.

L’uitlizzo di questa frusta in ambito BDSM è raro perché l’impatto, pur se dovutamente controllato, risulterebbe quasi sempre troppo violento e doloroso per chi lo subirebbe: il suo effetto infatti è paragonabile a quello di quando si è colpiti da una spranga, manganello o nunchaku.