Yaoi
Noto anche come Boy’s Love, è il termine più popolare all’interno della comunità fandom per indicare quel particolare genere di manga scritto e disegnato da donne (principalmente, ma non sempre) e orientato essenzialmente verso un pubblico femminile seppur focalizzato su relazioni fisico-romantiche omosessuali maschili più o meno idealizzate, nella stragrande maggioranza dei casi con protagonisti ragazzi e studenti poco più che adolescenti; il suo corrispondente femminile è yuri.
In Giappone però il termine è stato in gran parte sostituito sempre più con quello di Boy’s Love (Bōizu Rabu), comunemente abbreviato in BL, anche a seguito del notevolissimo successo del film Boys Love del 2006.
Quel tipo particolare di fumetto rivolto apertamente ad un pubblico gay (e scritto da autori gay), è invece considerato un genere a parte, oltre quindi la specificità dello Yaoi, e viene chiamato Bara (lett. “rosa”): creatori di opere BL ed appassionati son attenti a distinguere tra le due forme, dato che il risultato può esser anche notevolmente differente. Anche vari autori d’opere seinen hanno prodotto saltuariamente dei BL.
Lo Yaoi va distinto anche dallo shōnen’ai (conosciuto anche come June o Tanbi) in quanto si viene a focalizzare sull’aspetto più “reale” dell’atto sessuale, mentre lo shōnen’ai si basa più su una relazione amorosa che tende al sentimentale e viene quindi poco enfatizzata la parte fisica. In Giappone comunque l’uso della parola shonen’ai è ormai del tutto obsoleto: esso difatti si riferiva in principio ad un sottogenere shojo (equivalente allo shōjo ai) in cui ragazzini appena entrati nella pubertà si trovavano coinvolti in relazioni platoniche (ma non solo) con persone più adulte. Molti mangaka famose (es. Kazumi Ohya) hanno iniziato la loro carriera nell’ambito dello yaoi, per poi dedicarsi allo shōjo; anche per questo, nelle loro opere sopravvivono spesso molti riferimenti più o meno velati all’omosessualità o situazioni romantiche coinvolgenti giovani dello stesso sesso.
Lo Yaoi poi tratta gli stessi argomenti del genere shotacon, ma quello che varia è la fascia d’età dei protagonisti: difatti le opere etichettate come shota sono caratterizzate da protagonisti in età anche prepuberale.
Il termine Yaoi è un acronimo creato nel mercato delle dōjinshi alla fine degli anni settanta, del XX secolo, da parte di Yasuko Sakata e Akiko Hatsu e coniato nel 1980: YAmanashi, Ochinashi, Iminashi che in giapponese significa “niente climax, niente risvolti/epilogo, nessun significato”. Questa frase è stata prima usata come eufemismo per indicarne il contenuto, ma a partire dal 1988 circa, è stato considerato come di “significato comune” per i fan dei manga. Questo genere di manga si differenzia molto dall’Hentai perché la storia è predominante, e le scene di sesso, che non sono così particolareggiate come nell’Hentai, non sono fini a sé stesse, quindi la lettura non è fatta a fini esclusivamente erotici.
Lo yaoi è solitamente più esplicito dello shōnen ai ed è, a tutti gli effetti, un genere consigliato ad un pubblico maturo, per quanto al suo interno possiamo trovare una vasta casistica di sotto-generi. Questa caratteristica ha portato, nei paesi di lingua anglosassone, alla erronea credenza che l’acronimo significhi in realtà YAmete, Oshiri ga Itai (“fermati, mi fa male il sedere”); scherzosamente questa seconda interpretazione è stata adottata (almeno “ufficiosamente”) da molte fujoshi o yaoiste (ragazze appassionate di yaoi).
Un altro sinonimo utilizzato per yaoi è 801 in quanto proprio tale numero può essere pronunciato come yaoi: la lettura contratta di 8 dà YA, lo 0 vale O e l’1 I. Un manga degli anni duemila, tradotto poi in live action, che racconta le disavventure d’un otaku innamorato di una fujoshi, è stato intitolato per l’appunto Tonari no 801-chan.